La corsa dell’addio
Novembre 1917 Monte Grappa. Le truppe italiane in ritirata, si assestarono sulla nuova linea difensiva, mentre incombeva l’avanzata degli austro- tedeschi, che avevano sfondato a Caporetto. In quei frangenti, molti soldati transitarono con i propri reparti, passando vicino ai loro paesi. Non c’era tempo per fermarsi, un saluto e via. Ma al calar della sera, con un permesso sulla parola, molti soldati scesero a trovare i loro familiari, ma c’era poco tempo, bisognava correre!
E con il cuore che batteva forte, giù per i pendii e i boschi, per passare poche ore con i propri cari, per un’ora d’amore fuggente forse l’ultima, prima di morire fermando gli invasori. E poi il ritorno: salite in corsa, per tornare in tempo mantenendo la parola, magari con del cibo per i compagni rimasti. Correre per amare, correre per lottare, correre per la gloria.
Fu la l’ultima corsa per tanti soldati. Senza distinzione oggi li ricordiamo.
Correre per lo slancio di un assalto, per portare ordini importanti o un compagno ferito, correre per salvarsi, correre per scrivere la Storia.
E tu oggi che corri per sentirti vivo, e il tuo sudore bagna erba e rocce , ricordati di loro, che qui hanno versato il loro sangue.
Senti battere il cuore, che oggi è quello di ogni nazione che qui un tempo ha combattuto. Corri oggi, tu che sei libero!
(Luca Turchetto)
I PERCORSI DELLA MEMORIA
Alla luce dell’anniversario del Centenario, il Trail attraverserà alcune delle località che in qualche modo sono state toccate dagli eventi bellici della Grande Guerra.
ALCUNE CURIOSITÀ
Il valoroso personaggio storico: il Tenente Giuseppe Caimi, (7º Reggimento alpini – Brigata alpina “Cadore”) combatté come comandante di Plotone esploratori e per atti di valore fu decorato addirittura con tre medaglie d’argento ed una medaglia d’oro al valor militare. Perse la vita in seguito alle ferite riportate durante una fase cruenta della “battaglia di arresto”, proprio sul Monte Valderoa, nel dicembre 1917.
L’estroso personaggio sportivo: Caimi era atleta schermidore e calciatore nell’Inter del massimo campionato dal 1911 al 1913; nel 1912 fu convocato inizialmente da Vittorio Pozzo nella squadra nazionale per le Olimpiadi di Stoccolma, ma all’ultimo momento fu depennato
dallo stesso dalla lista dei partecipanti alla manifestazione sportiva in quanto, secondo alcuni, Caimi era stato sorpreso in un night di Milano mentre gridava testualmente: “Svedesone bionde, aspettatemi, arriva Caimi!“. Venutolo a sapere, Pozzo (che in seguito di lui scrisse:“cantava, suonava, dipingeva, beveva, amava… ed andava a ricuperare l’attendente ferito, sotto il naso degli austriaci”) decise di escluderlo dalle convocazioni.
combattè sul grappa, durante le prime due fasi della battaglia di arresto, col grado di tenente (nella seconda guerra mondiale, divenuto Feldmaresciallo dell’esercito tedesco, fu meglio conosciuto come “la volpe del deserto”); nel 1917 fu decorato proprio a Schievenin con il “pour le merit”, maggior riconoscimento militare tedesco.
è un giorno di commemorazione osservato nei paesi del Commonwealth e in diversi stati europei (comprese Francia e Belgio) per commemorare la fine della prima guerra mondiale e altre guerre. Viene osservato l’11 novembre, giorno in cui nel 1918, ebbe termine il primo conflitto mondiale. Il Remembrance Day è dedicato specificamente agli appartenenti alle forze armate che vennero uccisi durante la guerra.
La relazione tra i papaveri e il Remembrance Day deriva dalla poesia “Nei campi di Fiandra”, dell’ufficiale medico canadese John McCrae.
L’emblema del papavero venne scelto perché questi fiori sbocciavano in alcuni dei peggiori campi di battaglia delle Fiandre nella I guerra mondiale.
Il loro colore rosso è un simbolo appropriato per lo spargimento di sangue della guerra di trincea.
Una donna francese (Madame E. Guérin) introdusse l’utilizzo ormai diffuso dei papaveri artificiali distribuiti oggi. Questi papaveri artificiali sono donati gratis, nonostante quasi tutti coloro che li accettano offrono una piccola donazione in cambio. (di solito un dollaro)
Durante la Grande Guerra, sul monte Grappa ci furono soldati di 12 nazioni
Serbi e Russi erano i prigionieri dell’impero Austro-Ungarico, impiegati per i lavori al fronte.